All’Amore mio (in romanesco)

Da mo’ che t’amo, co’ lo stesso còre
de quanno te conobbi piccoletto
e dopo tutti ‘st’anni, su ‘sto letto,
lo posso di’ co’ vanto e con onore

che, come allora, ancora ‘n c’hai ‘n difetto,
sei bbono, dorce, pieno de calore
e senza soffocamme nell’amore
m’hai sempre consolato e m’hai protetto.

Sei svejo, ‘nteliggente e senza boria,
e quanto è dorce questa nostra storia
a quela ggente che se meravija

(che guarda e penza “Anvedi che famija!”)
pe’ fajelo capi’ è ‘no sforzo immane.
Ma è mica corpa mia… si tu sei ‘n Cane.

                                                                               

                                                                              Chiara

 

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