Osservo il tempo nel grande orologio a muro.
Sono
le cinque in punto della sera.
Prego
l’ultima preghiera per il toro, per le sue corna
possenti.
Non
mi dispiace affatto per l’uomo incornato.
Scelgo una faccia, nella teca di vetro. E’ la
faccia delle cinque della sera.
Un
corruccio sulla fronte, le labbra serrate in un
broncio.
Gli
occhi appena velati da una luce stanca.
Sono
ormai le cinque della sera. E’ ferito il toro
innocente.
L’uomo giace immobile a terra, nel suo sangue.
Ho
bisogno di una camicia fresca e bianca,
da
indossare contro il rosso che sporca la terra.
Sono
le cinque della sera nelle mie vene, gonfie di
pianto.
Nessuno piange mai un toro straziato, alle
cinque della sera.
Ma io
prego l’ultima preghiera
per
il toro che soffre e piange le sue lacrime mute.
Con
il viso tra le mani piango le sue corna
possenti, il suo destino crudele.
Hanno
abbattuto un toro innocente, alle cinque della
sera.
Giace
un uomo a terra, vicino al suo sangue, nel suo
peccato. Alle cinque della sera.
E’
giunta ormai l’ora per l’ultima sigaretta.
Con
le altre vittime mi avvio, risoluto, al
labirinto.
Osservo il tempo, nel mio orologio da polso.
Sono
le cinque ed un quarto della sera. Alle cinque
in punto della sera.
Giancarlo