Il pianto della quercia

Protendo i rami verso il cielo terso
sento vibrar le fronde sotto il vento
gli uccelli vi han trovato appagamento
dolce frescura contro il sol riverso.

Le mie radici abbraccian madre terra
da cui ricevo nutrimento e amore
e in cambio a lei io dono lo splendore
di questa vita lenta che mi afferra.

Sul tronco porto tracce del passato
ferite che la linfa ha ricucito
e pur piegata al vento ho resistito
perito è già chi un dì... qui mi ha piantato.

Il tempo mi ha plasmato senza affanno
e l’acqua liberato dall’arsura
la neve ricoperto mi ha con cura
soltanto l’uomo può recarmi danno.

Quel rosso che ora vedo non è il sole
non lascia scampo questo fumo denso
ed il calor s’è fatto troppo intenso
or chiudo gli occhi e taccion le parole.

L'odor di foglie sale ormai bruciate
il canto degli implumi or è lamento
la morte già mi avvolge e quel che sento
è che per me non tornerà l’estate.

Lo sguardo ancora volgo verso il cielo
mancando ormai la voce per pregare
a me l'ultima quercia secolare
che dentro sente solo un grande gelo.

                                                                  Angela

 

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