Lacerazioni

Si lacera lenta la carne

nel lento fluire dei giorni,

china sul dolore di anni passati

cercando le orme svanite dei piccoli passi.

L’angoscia divora la mente

come spasmo epilettico

perdendo tra le spighe di grano mature ondulate dal vento

la dimensione del tuo essere madre.

Lacero è il cuore

schiacciato dal silenzio esasperato del tempo,

nutrito di pianto e speranza

unico testimone dell’orfano seno.

Si lacera lenta la mente

tra giorni di consueta follia

e  filastrocche improvvisate

sul lettino ancora sfatto e vuoto,

mentre gocce di pianto nel sonno

ingabbiano il grido di madre ferita.

Nel greve silenzio

quel nome fanciullo ripeti

unico appiglio al tuo oggi

di una realtà sfumata ieri.

 

(A mia madre 1995)


                                                          Ginko

 

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