Lettera a mio figlio
27/03/2003
Nel mio percorso interiore, nelle mie preghiere,
non ho mai chiesto nulla a Dio.
Forse perchè me lo sono sempre immaginato
occupato con problemi più importanti e urgenti
da risolvere, o forse perchè sono consapevole
che avendo una casa, potendo mangiare tre volte
al giorno,
sapendo leggere e scrivere, sono messo meglio di
5 miliardi di persone.
Consapevole della mia ricchezza e dei miei
limiti non ho mai usato disturbarlo.
Ma quanto poco possa valere, la mia, apparente
felice condizione è stata una consapevolezza
maturata al tuo arrivo.
Catapultato nel mondo all'improvviso, in una
notte inspiegabilmente calda, sono corso dalla
tua mamma che affaticata e con le lacrime agli
occhi ti aveva visto solo per un secondo, senza
averti potuto abbracciare e senza sapere se
avrebbe potuto rivederti.
Loro mi parlavano e mi spiegavano, ma io non ero
sicuro di capire tutto quello che mi dicevano e
non ero nemmeno sicuro di voler sapere quello
che sembrava chiaro.
Eri nato gravemente prematuro.
Tu eri piccolo, molto piccolo,tanto piccolo da
non riuscire a contenere la vita stessa.
I tuoi occhi, i tuoi polmoni, il tuo cuore, le
tue mani, tutto era semplicemente accennato,
come
la bozza di un capolavoro che un artista geniale
e distratto si era dimenticato di completare.
Con mille pensieri in testa, da solo,mentre il
mattino nasceva e risvegliava questo angolo di
mondo, cominciai a percorrere quei cento metri
che mi avrebbero condotto a dove tu stavi.
La luce disperdeva il buio, la luce che è vita,
la luce che tutti avrebbero dovuto avere e
vedere, quella luce che ti era negata.
"Piccolo come un Lillipuziano, questi bimbi ci
insegnano il coraggio della vita"
Questo era il cartello che mi accoglieva
all'ingresso di un mondo che non avevo nemmeno
immaginato che esistesse.
Un' infermiera paziente mi spiegava come
comportarmi per arrivare fino a te.
Ma non riuscivo a comprendere le sue parole, in
preda ad un ansia che sconfinava nello
sconforto.
Non mi sono mai sentito così, incapace di
comprendere la più elementare delle cose.
Poi ti vidi, fu per poco, un minuto credo, non
di più.
Sembravi un uccellino senza piume, lungo una
spanna,gli occhi chiusi, e tanti troppi tubi che
ti uscivano da ogni parte del corpo, avvolto da
una pellicola che ho sempre visto usare per
avvolgere i cibi, i monitor registravano tutto
di te.
Eri diverso da come ti avevo immaginato, troppo
diverso da qualsiasi pensiero, da qualsiasi
sogno.
Ma non ero deluso. Ero fiero di te, perchè
combattevi, ti eri attaccato con una tenacia
incredibile al sogno della vita.
"Può toccarlo.."
E ti presi la mano, piccola, più piccola della
parola stessa e sentii un brivido, sentii la
vita.
Scorreva, in quel piccolo cuore, dietro a quelle
palpebre chiuse, dietro a quella pelle
arrossata.
Eri diverso, non eri come tutti gli altri, lo
capii in quel preciso momento.
Io ero padre e tu mio figlio.
Fu allora che chiesi a Dio un favore, per la
prima volta nella mia vita.
Tu dovevi vivere.
Se aveva bisogno di qualcuno, sarei andato io al
tuo posto, avrei fatto io il tuo lavoro.
Tu dovevi stare con la tua mamma, e mi avresti
conosciuto attraverso lei.
Si, tu dovevi vivere...
Lasciai quella stanza con una terribile voglia
di rivederti.
Tu stavi lottando ed eri solo, ti immaginavo
solo, ti pensavo solo.
Lotteremo con te piccolo inimmaginabile amore.
Sono passati dei mesi e di tutto quello che e'
successo te lo ripeteranno alla noia.
Ora sei qui nella tua casa e stai bene.
Dio non ha accettato il baratto.
Ma ti ha lasciato con noi.
Sei bellissimo e dai tuoi occhi curiosi capisco
meglio la vita ed il mondo.
Ho sempre creduto che i figli possono insegnare
molto a un genitore.
Basta guardarti per capire.
A volte, penso ancora al nostro primo incontro,
alle sofferenze emotive provate.
Non credo riuscirò mai a dimenticare.
Ti osservo nel tuo sonno, mentre dormi
abbracciato alla mamma.
Tento di indovinare i tuoi sogni.
Bianchi e puliti come i sogni degli Angeli.
Poi prima di chiudere gli occhi, dico una
preghiera per voi.
Lo faccio tutte le sere.
Ringrazio Lui che mi ha permesso di
abbracciarti.
Di giorno giochi, fai delle smorfie buffe e
agiti le manine.
Ora sembri un gigante.
Ma in questa notte non posso non mandare un
pensiero a tutti quei tuoi piccoli compagni di
viaggio
che non ce l'hanno fatta.
Quanti Angeli ha il cielo.
Forse ti hanno aiutato anche loro.
Che questa notte sia leggera come una carezza
per i loro genitori.
A volte mi vergogno della mia fortuna.
Ma da grande ti accorgerai che non si hanno
tutte le risposte
E che molte volte e' inutile chiedersi perchè.
Da grande farai molte cose.
Leggerai questa lettera.
Forse una, forse cento volte.
Se io sarò con te sarò vecchio.
Ma tu non farmi mai mancare la tua mano.
Come nel nostro primo incontro.
E se per vergogna o per stupido pudore non sarò
più capace di dirtelo.
Ricordati figlio mio.
Ricordati.
Che ti amo.
Stefano
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