Palermo

Sperò Palermo…

in chi voleva darle un volto nuovo

“perché di lei amava anche i difetti”

e come figlio della madre terra

riconosceva sguardi e sfumature.

Ma troppe talpe invasero la tana

e rosicchiando al buio le radici

legarono le mani alla giustizia

tarpando l’ali della libertà..

 

Tremò Palermo…

e sprofondò nell’ antro dell’inferno

quando un boato lacerò la terra

e colorò d’un rosso cupo il suolo

col sangue di chi avevano immolato.

Perdente e prona sotto quel vessillo

di chi la morte tiene stretta in mano,

dolente pianse ma il silente muro

ancora regge sotto l’omertà.

 

Gridò Palermo…

poi cadde sotto il peso del dolore

per quel pugnale conficcato in petto,

come una madre quando perde un figlio

mentre piangendo ne ripete il nome.                  

Confusa come chi la via ha smarrito,

vestita a lutto maledisse chi

armato aveva quella mano infame

pronta a spogliarla della dignità.

 

Pregò Palermo…

e poi la rabbia s’asciugò nel sale

nel ricordare chi per lei è caduto

tra gli agrumeti, i campi o sull’asfalto,

ma, nel profumo di un’arancia al sole

o tra le reti abbandonate a riva

ricerca quel sapore che ha perduto,

“perché non solo mafia è la Sicilia”

e la speranza in lei non morirà.

 

                                                          Angela

 

Dedicata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

(ed a tutti coloro che sono morti cercando di portare a questa nostra Italia giustizia e libertà,

lottando contro la mafia).

Mi scuso se in questa poesia ho inserito volutamente due frasi che soleva dire spesso il giudice Borsellino.

 

 

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