Recensione di Reno Bromuro

 


 

 

IL POETA DEL MESE DI AGOSTO

GINKO OVVERO POETA “GIOCATORE DI VERSI”

 

    Alcune poesie di Ginko mi hanno subito attratto forse per il modo di giocare con le parole e disputare la sua partita con i versi “tautogrammandoli” come questa:

 “PENSIERO” 

Solitario scivola

su sentieri scoscesi

seguendo sussurri salmastri.

Scalfisce silenzioso

sotto sterpi selvatici

sapore sanguigno,

scomparendo

sotto strati sporgenti

surrogate speranze.

 

    Leggendola sembra avere nelle orecchie la voce del “Gran Vecchio!” (Giuseppe Ungaretti). Belli e coscienti i commenti dei lettori.

    Non si sa niente di lui se non che è un saggio giocatore della parola musicale, che disegna il quadro del suo momento, assai ampio, dispiegando l'azione con sibili simili ad un eterno silenzio, che è silenzio imposto affinché ciò che scrive abbracci periodi diversi della storia sua e nostra.

    Ginko osserva tutto ciò da molteplici punti di vista, perché i versi scivolino “sotto strati sporgenti” e com­pongano il suo dire completo e comprensibile, firmando una  delle sue personalità più sensibili e diverse. Sono versi che si rispondono da un punto all'altro nell'ideale ricerca d'un gioco elevato alla più alta vetta della “pura poesia” in modo che l’intera lirica possa volare come lui vuole, nell'attesa della pienezza del suo volo.

    Diversa e molto sentimentale e la seguente, dedicata alla madre, dove il gioco non è più al tappeto verde delle parole, ma con la penna guidata dal cuore:

 

A MIA MADRE

 

Dieci anni a inseguire

su strade straniere

il respiro del vento

unico compagno delle mie afflizioni.

Dieci anni

in cerca di un volto, una voce,

un profumo che mi tenesse ancora

legato ai ricordi,

sempre più indistinti, lontani.

Crescevo in quella illusoria ricerca

tra campi allestiti

e smantellati la notte,

tra botte, soprusi,

furti e rancori.

Io nomade a metà,

senza un passato da ricordare,

radici smarrite nell’inesistente presente,

inutili pensieri di un futuro incerto e lontano.

 

    Lirica diversa per qua­lità e statura morale, pregna di una profonda e interiore inquietudine che lo  spinge a mettere in discussione certi valori, indirizzandoli verso la ricerca di qualcosa che trascenda l'umanità.

Grazie alle affinità elettive: “tra campi allestiti/ e smantellati la notte”  formano un ideale sodalizio, con i ricordi «capaci di ricavare un universo da un frammento o di vedere riflesso un cielo in una goccia d'acqua».

    Coinvolto suo malgrado in un'avventura metafisica, rispolverata dalla nostalgia, modellata da tensioni e contrasti interiori, nel duplice confronto con l’”Io creativo” prepotente e inamovibile e il “Sé razionale” i versi vengono alla ribalta come acqua di sorgente verso il torrente per trovare il fiume e tuffarsi nel mare dell’amore materno, che ritiene il più sincero.

    La storia sua e della madre e puramente individuale, le loro vicende biografiche si nobilitano in un significato che trascende la realtà, nel momento in cui  accetta il destino di entrambi non come inevitabile, ma come un atto di coscienza.

ADESSO

 

Adesso che il tempo è diverso,

che sto raggiungendo la meta,

m’accorgo di quanto t’amai

nei giorni della mia primavera.

Tu madre, tu moglie, tu donna

hai vegliato ogni mio passo,

crescendo quest’uomo in silenzio

per un bacio a volte distratto.

Adesso che il tempo è alla fine

ti rivedo com’eri

e piangendo domando perdono

se adesso... soltanto

ti dico che t’Amo…

 

    Mentre la storia della lontananza e del ritrovamento per l’infinito spazio del cuore sembra concluso, si riapre interamente perché le carte vengano di nuovo rimescolate e si rifaccia daccapo un altro dibattito, che ripropone in termini moderni il problema: “hai vegliato ogni mio passo,/crescendo quest’uomo in silenzio/ per un bacio a volte distratto.

    Il dramma nasce all'apice dei ricordi di tutta la vita, facendo esplodere il cuore in un grido per troppo tempo chiuso ermeticamente sotto chiave: “Adesso che il tempo è alla fine/ ti rivedo com’eri/ e piangendo domando perdono/ se adesso... soltanto/ ti dico che t’Amo…”

    La disposizione stilistica è per Ginko un'offerta continua di modificazione e di rinnovamento del discorso: la proposta di una architettura inventiva che trova riscontro in una struttura espressiva altrettanto toccante.

 

Fatti e Poesia n. 30/2007
Poetilandia.com - Blog site poetico collettivo - lunedì 27 agosto 2007

 


                                                               Reno Bromuro

 

 

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