Con passo fermo avanza silenziosa
m’avvolge sotto l’ala del suo manto,
sugli occhi miei la mano lieve posa
maternamente poi ne asciuga il pianto.
Sfiorandomi l’atavica ferita
mi segue dentro l’antro dell’inferno
scoprendo quell’identità smarrita
e qui l’abbraccio suo si fa paterno.
Dei miei silenzi è l’unica regina
e prende su di sé la mia paura,
cullando dolce un’anima bambina
di cui lei sola valica mura.
Tra le sue braccia placo il mio timore
sebbene l’alba oscuri quell’essenza,
ne percepisco il tacito calore
respira in me l’eterna sua presenza.
Angela