Una
domenica normale
I
Domenica, l'alba
anche se da poco ha già fatto il suo ingresso,
il freddo è pungente ma il tepore delle coperte
ti tiene accoccolata ancora un po' fino a quando
il trillo di quella maledetta campanella
allontanerà gli ultimi sogni.
La mente è già all'erta, solo il corpo tende ad
attardarsi al risveglio.
Cinque minuti, ancora cinque minuti, che
sembrano cinque secondi. E poi, eccolo il suono,
acuto, sgradevole, che penetra nei timpani e ti
obbliga ad aprire gli occhi.
Vorresti attardarti, l'acqua gelida non ti
attira, ma poi a che serve ed allora ti decidi a
sgusciare fuori dalle coperte.
Una corsa veloce ai bagni, ti lavi e ti vesti
sempre velocemente ed alla fine eccoti in fila
insieme alle altre.
Nella tua mente passa l'immagine di una bella
cioccolata calda, fumante, magari con una
fragrante brioche, ma allontani alla svelta
quella visione, non è quella l'ora di sognare,
ora, si deve andare alla messa.
La piccola chiesa ti accoglie ma non ha nulla
d'accogliente, sembrerebbe una stanza uguale
alle altre se non fosse per l'altare e le icone
ovunque.
Le panche di vecchio legno scheggiato sono
fredde, neppure le candele accese riscaldano
l'ambiente.
Il bisbiglio sommesso delle suore nelle loro
preghiere ti dà fastidio, sembrano tanto devote,
generose e pie ma poi fuori da quella porta
dimenticano per cosa hanno pregato.
Ti guardi intorno, nulla di nuovo, tutto sembra
come sempre ed invece oggi c’è una novità, il
prete che deve dire la messa non è lo stesso di
sempre, è molto più giovane e meno arcigno
dell'altro.
Sorride, sì sorride e questo lo rende più
simpatico, ma quello che ti stupisce di più è
quello che dice prima di iniziare la sua
funzione, con naturalezza e semplicità come se
quello che stesse dicendo fosse del tutto
normale, e così ascolti con interesse le sue
parole.
E lui inizia dicendo: "Care ragazze, questa è la
casa del signore e come ogni padrone di casa ha
piacere di chi lo viene a trovare gioiosamente e
spontaneamente, quindi, chi di voi non si sente
di rimanere per la messa in questo momento può
liberamente alzarsi ed uscire. Dio non obbliga
nessuno, ma vuole che tutto gli sia dato con
gioia e spontaneità". Poi lentamente si gira ed
inizia i preparativi per la funzione.
Tu fai girare lo sguardo, come a cercare
qualcuno che abbia avuto il tuo stesso pensiero,
ma fra tutti quei visi nessuno osa incontrare il
tuo, nessuno raccoglie l'invito, indugi ancora
un po', forse pensi che sia troppo azzardato
mettere in atto quel folle pensiero, ma poi ti
decidi ed in un unico slancio ti alzi e lasci la
chiesa, sotto lo sguardo sbalordito e ammirato
delle tue compagne e quello arcigno delle suore.
Attendi fuori che la messa finisca e nel
frattempo pensi a quello che poi ti
aspetterà,hai osato sfidare l'autorità, brutta
faccenda.
Diceva bene il prete che Dio non obbliga nessuno
ma lui ora non è lì, non comanda più nella sua
casa, forse è diventato un ospite anche lui e
non ha più voce in capitolo.
La messa finalmente termina ed insieme alle
altre ti avvii verso il refettorio, nessuno ti
dice nulla e tu attendi con un po’ di ansietà il
susseguirsi degli eventi.
Ti siedi al tuo posto, arriva la colazione, il
tuo stomaco si fa sentire e tu già pregusti il
momento che finalmente potrai ingerire qualcosa
di caldo, allunghi la tazza quando la suora si
avvicina a te con il pentolone fumante ma lei
sorride dicendoti: "Se non vuoi entrare nella
casa del Signore sicuramente non vorrai neppure
il suo cibo." e così dicendo si allontana
lasciando la tua tazza completamente vuota.
Rimani in attesa che le altre finiscano, ma
senti il tuo stomaco reclamare con insistenza
quella brodaglia che almeno un po' ti avrebbe
riscaldato.
Qualcuna delle tue compagne ti allunga un pezzo
di pane da sotto la tavola ma tu non accetti,
sai che ti stanno guardando e l’orgoglio in quel
momento è più forte della fame, nessuno ti farà
cedere anche se il tuo corpo reclama quel cibo
la tua mente mentre resiste ancora. Loro non
sanno che una colazione o un pasto saltato per
te non sono nulla, sei abituata a ben altro, non
sarà così che ti domeranno, no, non sarà così.
E mentre sorridi a chi ti guarda con un misto di
ammirazione e commiserazione tu domandi a quel
Signore di cui ti hanno tanto parlato il perché,
perché se lui vede tutto non si accorge di
quello che succede? Se Lui è nostro Padre perché
lo permette?
Alla fine te la prendi con Lui, con quel Signore
che tutto può e nulla fa, come un testimone
assente, spettatore muto, che permette che i
suoi figli siano schiacciati in nome suo.
Quando tutte finiscono la colazione ti alzi e ti
allontani con loro, il tuo sguardo cade sulla
tavola dove sono rimasti gli avanzi delle tue
compagne, inghiotti l'ultima saliva rimasta e ti
allontani con lo stomaco più vuoto ma la
fierezza di chi ancora una volta non è crollato.
Ma fino a quando resisterai?
Inutile chiederselo non lo sai neppure tu.
Angela
Grafica e Web Design
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